Ed eccomi qui, sul treno Termini Fiumicino, di ritorno a casa. Credo che sia il miglior momento per scrivere le impressioni e le idee sul barcamp di Roma.
In breve: esperienza interessante e positiva con alcuni ma. Partiamo dall’inizio: la sede. Carina, ben servita, con una rete discretamente disponibile. Ok, noi barcampers abbiamo davvero spremuto fino all’ultimo bit, ok c’era lo streaming live, ma un po’ di noie le ho avute. Trascurabili comunque.
Interventi: interessanti, molti, mediamente di buona qualità. Ed ecco il primo ma. La forza del Barcamp è proprio nel tono informale e da workshop. Si impara, si discute, si litiga in modo costruttivo. Ma molte cose interessanti non ho potuto seguirle. Tre sale, e decine di speech, hanno inevitabilmente finito per accavallarsi. Cosi mentre discutevamo con Robin Good (un personaggio!) su come fare rendere i siti, mi perdevo la fine della presentazione su Ruby on Rails. E mentre ascoltavo Lele Dainesi su podcast e podcast how to, avevo il pensiero fisso alla mia presentazione su studenti università e web 2.0 che iniziava tra qualche minuto.
Gente: tanta, brava, e in gamba. C’era davvero di tutto, ma mancava una cosa che ci sarebbe stata in altre nazioni. Qualcuno dei grandi network o delle grandi aziende che lavorino con la rete che annusasse l’aria, vedesse un po’ di fare da talent scout. Ma si sa, siamo in Italia, se non sei Lapo non vai molto lontano. A meno che (tuttoverosioriesiori) non vendi agli americani. EasyCd docet.
Una nota in chiusura: le cene. Divertenti e molto interessanti dal punto di vista sociale. Ma purtroppo negli ultimi anni ho sviluppato un insano interesse per mangiare e bere bene. E di queste due cose, dati i numeri dei partecipanti, non ho potuto vederne. Nota positiva il buffet offerto da Sanlorenzo: ottimo, vario e molto interessante. Però avevo letto di un certo manzo di cui non ho visto traccia.