NOTA: questo post, redatto in sala, viene pubblicato alle 22.35 causa mancanza di connetività
Come promesso sto seguendo il convegno “Sicilia 2.0”, ospitato dalla facoltà di ingegneria dell’università di Palermo.
Preannuncio che sono venuto qui con un certo scetticismo, conoscendo la visione della nostra classe dirigente. Tuttavia ho pensato che un convegno in cui ci sono Yahoo, Google, Tgcom, Apple, tutti assieme merita senz’altro molto più che una chance: così, eccomi quà. Niente wifi, e niente prese di corrente o spazio dedicato a blogger, cronisti, indipendenti. O sei con i grandi, o ti organizzi da solo. Amen
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Inizia Miccichè, presidente dell’ARS e blogger, e devo dire che ragranelliamo subito i primi errori e i primi luoghi comuni, che la dicono lunga sulla formazione della nostra classe politica. Onore al merito di avere organizzato il convegno, in una terra cosi arida, ma partiamo male su di un tasto davvero dolente: l’informazione. Oltre agli strafalcioni sul funzionamento delle notizie (“una notizia falsa diventa famosa, letta, e si diffonde perchè riceve tanti click, cosi scala i motori di ricerca e finisce prima su Google”) chiede che su internet ci sia controllo dell’informazione. L’informazione deve essere veritiera, ma anche libera. Poi chiede che ci sia uno spazio per le repliche. Perchè, mi chiedo io, manca?
Passa allo sviluppo della Sicilia, tanti paroloni, legge l’intervento. Non mi piace per niente questa parte, posso dirlo? Si rivolge poi alla facoltà di ingegneria: chiede formazione da parte dell’università sui nuovi media e su questo “nuovo mondo”. Io invece mi chiedo se ci saranno le professionalità adatte a farlo non credo che si siano le professionalità adatte a farlo. Micciche sembra condividere con una battuta.
Ma ecco che arriva l’annuncio: l’ARS va in second life. Mi chiedo se non fosse meglio partire dall’ABC come rispondere alle semplici email degli utenti? Magari con un volo pindarico pensare di fornire i servizi della PA via web?
Ora, io non voglio sembrare critico, e faccio pubbliche lodi a chi ha avuto il coraggio e la forza di organizzare l’evento, ma detto con franchezza, ci vuole un bel corso sulla rete e i suoi meccanismi.
E poi il turno di Paolo Liguori: una splendida sorpresa. Chi si aspettasse un vecchio trombone, che non sapeva quello di cui parlava rimarra molto deluso. Splendido, coinvolgente, preparato, frizzante: una novità incomprensibile in un azienda come Mediaset che sul punto web è ingessata, senza se e senza ma. Ha fatto i compiti e si è appassionato a quello che ha studiato: moderato, sembra che voglia davvero capire internet. Anzi, credo che ne abbia capito più di tantissimi pseud-guru.
Parla di 2.0, e crede davvero che rivoluzionerà il mondo del giornalismo: la partecipazione è la chiave, chi ha la notizia, chi la subisce, chi la vive, ne racconta nel modo più diretto ed immediato. “Non moriremo spettatori, come diceva Jim morrison, ma protagonisti e produttori oltre che fruitori Spettacolo e sorpresa, non me lo aspettavo.
Poi, inarrestabile, continua con altri esempi: il pubblico è anche un ottimo editore. Ricorda l’episodio dello Tsunami: decisione, selezione, responsabilità, ed ecco che gli utenti pubblicano le foto delle vittime, facendole riconoscere e aiutando i familiari a ritrovare i loro cari.
Prosegue con Burma (l’ex Birmania), e non manca una frecciatina sulla liberta dei media citando l’esempio della Cina (a me pareva diretto a Yahoo, e in seconda battuta a Google, ma forse sarò malizioso io).
Ultimo fuoco d’artificio con l’argomento bullismo, You tube e telefonini: “… vietare i mezzi? E’ la risposta di chi il mezzo non lo sa usare e non sa insegnare come usarlo con rispetto e in modo corretto. Non fornire modelli significa essere incapaci come educatori, il difetto è loro“.
Parla adesso Biagini di Apple: l’intervento parte piano con “fattori abilitanti come banda larga, internet, convergenza“. Subito l’impennata però con un concetto non molto noto alla platea “tutti dobbiamo essere pronti al long life learning, dato che il mondo corre. Apple ci crede, ed è pronta per il digital life styles“. Marketta a parte (giustissima, per carità), ha enucleato un concetto fondamentale. O ti aggiorni sempre, o sei escluso. Il tempo dei vecchi tromboni è finito aggiungo io. Prosegue con un grande spot per Apple (prodotti, idee, ecc)…ma anche buoni contenuti. non cosi livellati verso il basso come all’inizio. Escono long tail, nicchia, ecc ottimo. Parla di marketing emozionale, esempio ipod. Infine un’immagine sulla leadership che deve avere una grande azienda: in un mare come quello di oggi, essere un porto sicuro.
E’ la volta di Martini di Yahoo!: preciso, diretto, molto Sunnyvale. Fa le domande al pubblico, fa alzare le mani, cerca di coinvolgere il pubblico. Attacca: “internet è essenziale, secondo un sondaggio il 60% degli intervistati lo vuole portare pure su un isola deserta”. L’affondo, che condivido pienamente: “La rete sono le persone, non la tecnologia. Si passa dal pubblico: il web, al privato: il mio web, al sociale: il nostro web. Socialità, condivisione, rete ovunque, sono le nuove esigenze nuove da soddisfare. Non è una nuova rete, è un modo diverso di usarla”. Chi legge questo blog da tempo sa che mi sono speso più volte sul tema.
Infine carrellata per le applicazioni 2.0 e definizione: noi siamo una azienda media, l’evoluzione delle aziende televisive. Ma facciamo di più: Indotto nuovo, professionalità nuove, la rivoluzione è qui. Grande ruolo per i cellulari secondo lui, internet nel futuro è mobile. E l’italia nel panorama 2.0? L’italia fa la sua parte, Zoopa è l’esempio piu nuovo…
Chiude con un invito ai commenti subito stroncato dal moderatore. Mi sarei alzato e lo avrei contestato, ma evitiamo mi sono detto…
Sale sul palco Stefano Hesse di Google: ho letto spesso il suo blog, devo dire che scrive cose intelligenti, ma non ne condivido il 75%. Anche lui dritto al punto: non esiste il 2.0, se non la connessione tra le persone. E’ un “mastino” della rete e si vede subito: bravo, competente, sa farsi capire e ascoltare. Un pò della solita fuffa a beneficio di un pubblico non tecnico, poi anche qui l’affondo: i grandi media sono un pò morti su internet, esistono tanti media personali, con una grande frammentazione e diversi media fruiti contemporaneamente…partire dai vecchi concetti non rende. E come dargli torto?
Poi una nota sui loro progetti: “Per noi il futuro è: vedo la partita e istantamente su pc e telefonino ricevo informazioni correlate“. Molto interessante. E aggiunge: “Internet è anche contenuti condivisi perchè produrre contenuti è semplice e alla portata di tutti, grazie alla tecnologia. Le nostre aziende (e accenna con molto savoir faire a Martini NDR) devono semplificare in questo mare magnum. La tecnologia ti permette di creare mercati che vanno bene anche per una persona, e non ci vogliono miliardi di investimenti“. Esce anche qui la coda lunga, il concetto di one to one, magari partendo da un motore di ricerca.
Acenna alla rivoluzione dello user generated content e porta l’esempio di rhcp, Blair, ogni campo. Su Blair racconta che l’ex primo ministro apprezza i nuovi media in quanto gli danno in tempo reale percezione dell’indice di gradimento, se funziona ciò che faccio…insomma commenta, ha iniziativa e ci mette la faccia.
Infine un (timidissimo quasi nullo) accenno ai molti nuovi canali, tutti legati da internet: google earth è l’esempio di un nuovo social media, sfruttabile commercialmente tra l’altro. Altro esempio i gadget ads, la nuova pubblicità che sperimenta Adsense: in questo caso il sito va dagli utenti, al posto banner, entrando con i suoi servizi principali in un classico box pubblicitario.
Salto Vivendi e Expedia, e arriviamo a Crespi di clandestinoweb. “Il mio conflitto con Internet…” partiamo bene. Prosegue raccontando la sua storia conflittuale, finchè arriva la folgorazione anche per lui. Intervento un pò piatto, ma si riprende quando parla di politica e blog: ne ha per tutti. Enrico Letta, i siti dei comuni capoluogo di provincia, la Moratti, Veltroni, e i loro scivoloni sulla rete (siti chiusi, aggiornamenti inesistenti ecc.) tengono banco. Passa poi al tema della connettività e delle pari opportunità sul territorio per connessioni, banda larga ecc. Stiamo decisamente migliorando, arriva alla conclusione accennando ai net nativi che rivoluzioneranno il nostro mondo.
Ok mi dico, adesso ho proprio voglia di fare qualche commento. Sarebbe bello vero? Peccato che il moderatore manda tutti a casa, grazie e arrivederci, il convegno è finito. Ma come, e l’incontro con le aziende? E il confronto? Questo sarebbe 2.0?
Conclusioni: il convengno è stato di buon livello, pur con diverse pecche. Buoni gli interventi, niente di innovativo, ma almeno spero possa stimolare il tessuto siciliano a produrre anticorpi digitali. Lo farà realmente? Sono un pò scettico, la mancanza di un momento domande e risposte alla fine mi dice che il 2.0 è un concetto ancora difficile per qualcuno.
4 commenti
Peccato.
Però mi serve per il prossimo Veneto 2.0 ad Aprile.
L’anno scorso noi abbiamo mischiato il Barcamp con la Regione e ne vado ancora orgoglioso 🙂
Se serve una mano con piacere 🙂
Io non c’ero ho seguito un po il live ed ho scritto qui cosa ne penso.
devo dire che a quasi nessuno è piaciuto Liguori…davvero non capisco come mai…
E si che sul convegno sono stato molto duro…