Danah Boyd, giovane candidata al dottorato della School of Information di Berkeley e borsista al Berkman Center dell’università di Harvard ha partecipato, insieme a molti altri ricercatori, alla stesura di una interessantissima ricerca su come i nativi digitali, nello specifico quelli americani, socializino on line, e come questo influisca positivamente sulla loro cultura e formazione.Di più: spiega come questo permetta loro di superare le barriere di una educazione necessariamente legata a fattori culturali locali e spesso non molto ampi. Parliamo di una ricercatrice che ha dedicato molto al tema, che fa parte di quelli che sono i centri di ricerca più avanzati, di 800 ore di interviste e 5000 di osservazione sulla navigazione on line dei giovani.
Giusto per citare un passaggio del paper, e per far comprendere fino in fondo il contesto e il punto di vista dell’autrice (e dei suoi colleghi), possiamo segnalare:
” youth engage in peer–based, self–directed learning online.
In both friendship-driven and interest-driven online activity, youth create and navigate new forms of expression and rules for social behavior. By exploring new interests, tinkering, and “messing around” with new forms of media, they acquire various forms of technical and media literacy. Through trial and error, youth add new media skills to their repertoire, such as how to create a video or game, or customize their MySpace page. Teens then share their creations and receive feedback from others online. By its immediacy and breadth of information, the digital world lowers barriers to self-directed learning.”
Oppure: ” Contrary to adult perceptions, while hanging out online, youth are picking up basic social and technical skills they need to fully participate in contemporary society.”
Insomma, riassumendo: navigare permette ad una parte della generazione internet/facebook/sms di diventare più colta, pronta per il mercato del lavoro di domani, e socialmente piu responsabile e sviluppata.
E cosa risponde Repubblica citando Danah Boyd? “Secondo Danah Boyd, ricercatrice presso la School of Information dell’Università di Berkeley, i social network non solo favoriscono l’ansia ma disabituano alla vita reale: “Andiamo verso una società di persone sempre più goffe e meno abituate a confrontarsi. Scrivere una frase ogni tanto è più facile, ecco perché si accettano anche amici che non si considerano tali”.
Io questo passaggio nella ricerca non l’ho trovato, mi aiutate a capire dove sia?