Su META sono sbarcati eserciti di troll a favore della Russia, che provano a influenzare le prossime elezioni europee e l’opinione pubblica, sponsorizzando messaggi non sempre chiari e comprensibili.Analisi della propaganda digitale russa, rischi, possibili soluzioni e un commento di Stefano Zanero, ordinario di computer security al Politecnico di Milano.
Parto subito con una premessa per tutti gli indignados di professione la fuori: questa è un’analisi tecnica della dezinformatsiya russa in Italia di questi mesi. Non è un analisi politica, ma di sicurezza digitale.
DISINFORMAZIONE RUSSA SU META
Partiamo con ordine: da circa due giorni sono bombardato di ads su META, tutte di diverse fantomatiche persone o entità, più o meno tutte dello stesso tenore “Compagni europei, l’Ucraina perderà, i russi si vendicheranno, voi sarete dal lato giusto della storia? Dite ai vostri governi che non vogliamo la terza guerra mondiale, ma sapremo difenderci“. In alcuni post si citano Macron, la Von Der Leyen e altri leader europei, in altri con un giro di parole ma mai direttamente, Giorgia Meloni, esortandola a chiamarsi fuori. Tutti i post sono poi accompagnati, per rafforzare il messaggio, da commenti sia di persone reali che di bot. Anche qui i commenti sono tutti del genere: ” Sono italiano, sto male, sono povero, il governo se ne frega di me, perchè spendere per la guerra Ucraina quando potrebbe spendere per noi?”.
Queste sono alcune delle ads che ho visto nella giornata dell’11 Aprile:
In particolare si cita, senza citarlo, il presidente del consiglio, dando una notizia falsa: il governo ha saldamente difeso le posizioni ucraine circa il proprio diritto alla lotta.
Se proviamo a fare un minimo di reverse engineering scopriamo che le ads sono pagate tutte da nomi fittizi per altri nomi fittizi. Insomma una vera fabbrica di troll anonimi di cui solo META conosce eventuali dati reali (es. carta di credito).
TEMPI E OBIETTIVI DELLA DISINFORMAZIONE RUSSA
Il perchè avvenga in questo periodo è chiaro: siamo sotto elezioni europee e ovviamente si vogliono sia fare vincere i partiti tradizionalmente alleati di Mosca, tra cui molti insospettabili, sia creare caos e destabilizzazione, perchè serve l’Europa debole.
Ma perché proprio META? La demografia ci da una risposta: in Italia su Facebook l’età media è intorno ai 50, con uno basso livello di cultura digitale (e non), spesso insoddisfatto della propria condizione sociale ed economica. Questo significa sia non essere in grado spesso di distinguere una sponsorizzata da un post reale, sia avere molto engagement per commenti sia spontanei che non.
Accanto a questa attività di sponsorizzazione, ci sono poi i tradizionali bot che invadono tutti i diversi gruppi cittadini “Sei di Vattellapesca sul Reno se” “Castelgrado su Facebook”. Qui c’è un esempio in un gruppo cittadino, con condivisioni spontanee di contenuti organici redatti da BOT, che solleticano l’indignazione locale. Anche qui un messaggio chiaro “sei povero, ma non è colpa tua, sono i poteri forti”.
LA DIFESA
Ma come ci stiamo difendendo da queste minacce? Anzitutto la prima linea di difesa siamo noi stessi: per quanto impossibile un balzo in avanti delle competenze digitali è sempre possibile cercare di partire dalla domanda “può essere vero?”. Al di là del pensiero critico però ci sono gli organi preposti: interferire nelle libere elezioni Europee è un reato e come tale va perseguito. Ma esiste una strategia? L’italia si è mossa poco e lentamente, percependo la necessità di fare qualcosa solo negli ultimi due governi. Prima con i lavori del COPASIR, poi con la strategia nazionale di cybersicurezza lanciata da Draghi e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
A livello europeo l’Italia sostiene l’Osservatorio Europeo sui Media Digitali, ma mancano una vera politica e strumenti concreti che possano rimuovere il pericolo per la democrazia del nostro paese. Ah, bei tempi quelli del colonnello Sokolov quando sapevamo cosa fare (più o meno).
L’INTERVISTA
Ho voluto parlare di questo tema con un esperto in tema di cybersicurezza, il professor Stefano Zanero, ordinario di computer security al Politecnico di Milano.
Ciao Stefano, grazie per il tuo tempo. Parto subito con il tema più caldo: quali sono i rischi concreti della disinformazione russa secondo te?
Beh i rischi della propaganda sono elevatissimi, è una forma di conflitto ibrida e asimmetrica che viene usata ormai da almeno 10 anni ai danni delle democrazie occidentali. Gli effetti sono chiari e misurabili, ampie fasce della popolazione non sono in grado di distinguere fonti più o meno affidabili o di effettuare incroci e verifiche.
Come contromisure invece, cosa stiamo facendo come paese?
Non vedo iniziative “governative” che possano avere un effetto. Anzi, secondo me iniziative scoordinate potrebbero sconfinare in censure di vario tipo, anch’esse rischiose. Serve un approccio più ampio, sullo stile delle iniziative Europee tipo il DSA. Come singoli possiamo difenderci esercitandoci ad applicare lo spirito critico in modo costante, e a non propagare notizie che non siamo stati in grado di verificare.
Non ci sono quindi ad oggi strumenti messi in campo per individuare ed eliminare i tentativi di influenzare le elezioni europee?
Ci sono vari sforzi (molto limitati) di alcuni dei social network, ma in generale direi che non ci sono grandi strumenti per affrontare questo problema, al momento.
CONCLUSIONI
A fronte di un rischio concreto ed attuale non abbiamo strumenti efficaci che possano ridurre significativamente il problema in tempi brevi. Le dimensioni della questione sono quindi tali da imporre il superamento della dimensione nazionale per essere affrontati in sede europea, mettendo a fattore comune competenze e risorse, incrementando altresì le azioni mirate all’alfabetizzazione digitale dei paesi.
Hai altre testimonianze o idee da condividere sul problema? Lascia un commento, rispondo sempre a tutti.
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